Il riccio africano (Atelerix albiventrix) è un mammifero insettivoro originario della savana dell’Africa Centrale. I ricci sono animali solitari e notturni ma a differenza del riccio europeo non vanno in letargo.

Il peso va dai 250 ai 600 grammi e in cattività l’aspettativa di vita può essere compresa tra i 6 e i 10 anni. Sono intolleranti l’uno con l’altro e accettano la presenza di un altro riccio solo durante brevi incontri di accoppiamento.

Sono coperti da spine acuminate a livello di tutto il corpo ad eccezione di testa e addome. Le spine dorsali sono fatte di cheratina, la stessa proteina che forma unghie e tessuto cornea. Le spine dorsali del riccio sono continuamente perse e sostituite con nuovi aculei; a differenza di quanto erroneamente si pensa non lanciano i loro aculei.

Quando si sente minacciato, è in grado di chiudersi su se stesso grazie alla contrazione del muscolo pannicolare e contemporaneamente provoca l’erezione degli aculei. Questo espediente di difesa è molto utile in presenza di predatori i quali vengono dissuasi frequentemente dall’aggredirli.

Per difendersi ulteriormente dagli aspiranti predatori il riccio può emettere una varietà di suoni allarmanti come suoni schioccanti.

 Gestione del Riccio in Casa

La dimensione minima della teca deve essere 60×90 cm. I ricci sono esperti scalatori quindi è necessario evitare teche attraverso le quali possono arrampicarsi e tentare la fuga. È consigliabile usare grandi vasche di plastica o acquari di vetro che sono scivolosi e impediscono questa possibilità. Il substrato utilizzato come fondo non deve essere polveroso e la pulizia deve essere e effettuata quotidianamente per evitare il contatto prolungato della cute on l’urina; consigliamo l’utilizzo della segatura o pellet di carta riciclata.

 La teca deve avere una buona areazione, umidità 40% e la temperatura deve essere mantenuta tra i 24 ed i 29°C, mediante lampada o tappetino riscaldante, durante i mesi invernali, da posizionare esternamente alla teca o al di sopra così da evitare qualunque tipo di contatto, anche accidentale, che può portare ad ustioni cutanee.

È fondamentale controllare la temperatura ambientale tramite un termostato poiché sia quando le temperature sono troppo alte sia quando sono troppo basse i ricci entreranno in uno stato di inattività. Inoltre se sottoposti a basse temperature di solito muoiono, poiché non hanno la capacità di andare in letargo.

È inoltre necessario posizionare in gabbia qualcosa in cui il riccio possa dormire durante il giorno come scatole di cartone con mucchio di carta, copertine di pile o grandi sezioni di tubi in PVC. Hanno tendenza a masticare oggetti e le ciotole per alimenti quindi bisogna prestare attenzione ad ingestione di alcune di queste componenti che possono diventare potenzialmente corpi estranei.

Principali patologie del riccio africano

 

  • Obesità: l’obesità è un problema molto comune poiché molto spesso il cibo viene lasciato ad libitum e presentano una vita molto sedentaria.

L’obesità determina inoltre anche alterazioni a livello del fegato causando lipidosi epatica (accumulo di grasso tra le cellule del fegato che perdono o riducono la loro funzionalità).

In questi casi è necessario mettere a dieta il riccio favorire una maggiore attività fisica ad esempio nascondendo il cibo nella lettiera; questo stimolerà sia il movimento del riccio sia la sua natura predatoria. Il riccio africano è un animale insettivoro, perciò può essere alimentato con insetti, ma anche proteine animali (uova, carne, formaggio) e cibo secco specifico per ricci, o in alternativa, croccantini di buona qualità per gatti.

La dieta deve contenere 30% al 50% di proteine e dal 10% a 20% di grassi (base di sostanza secca). I ricci sembrano richiedere un livello superiore di fibra alimentare rispetto ai carnivori questo può essere correlato alla grande quantità di esoscheletri di insetti nella loro dieta naturale. Il cibo per cani o gatti light e high protein dovrebbe costituire la base della dieta e in alcuni casi il cibo deve essere razionato per prevenire l’obesità.

 

  •      Malattie dentali: si evidenziano tramite l’esplorazione della cavità orale che mostrerà gengivite e periodontite con conseguente caduta di uno o più denti. La presentazione clinica è caratterizzata da ipersalivazione, perdita dell’appetito, alitosi, ascessi ecc

 

  •      Neoplasie sono molto frequenti in animali con più di 3 anni. I tumori più comuni sono: tumori mammari, linfosarcomi e carcinoma squamocellulare orale. Solitamente le neoplasie sono maligne con prognosi infausta.

 

  •      Frequenti sono le patologie gastroenteriche infettive associate a salmonellosi, candida e criptosporidiosi e possono essere visibili tramite alterazioni della forma e colore delle feci.
  • Patologie dell’apparato respiratorio: la sintomatologia respiratoria può essere riferita a broncopolmonite batterica sostenuta da Bordetella bronchiseptica o Pasteurella multocida; una gestione errata ed una teca non allestita correttamente può predisporre a patologie respiratorie che si evidenziano con scolo nasale, respirazione difficoltosa, starnuti e difficoltà respiratoria. Gli strongili broncopolmonari sono piuttosto rari nei pet ma vanno comunque considerati tra le diagnosi differenziali.
  •      Patologie del sistema nervoso: La Wobbly syndrome anche nota come paralisi demielinizzante, provoca una paralisi progressiva del soggetto, che inizialmente si presenta con atassia ed incoordinazione. Inizialmente questi sintomi sono intermittenti, per poi diventare sempre più gravi e frequenti, accompagnati da tremori ed automutilazione. La causa è sconosciuta ma si sospetta una componente genetica o alimentare. Si manifesta più comunemente tra i 2-3 anni di età e generalmente dopo un anno dall’insorgenza dei sintomi la paralisi è completa. La diagnosi definitiva è possibile solo post mortemtramite l’esame istologico del midollo. Purtroppo non è presente una cura ma possono essere effettuate terapie di supporto.
  • Patologie dermatologiche: le patologie più frequenti sono quelle causate da acari come C.tripilis, Notoedress, O.bacoti e dermatofiti come T.mentagrophytes erinacei e si evidenziano tramite sintomatologia di prurito, forfora, croste, ulcere e perdita degli aculei ecc. La diagnosi di certezza viene effettuata tramite il riconoscimento del patogeno al microscopio.
  •      Cardiomiopatie come cardiomiopatia dilatativa sono frequenti dopo i 3 anni di età e si manifestano con dispnea, disidratazione, anoressia, letargia ed edema polmonare. Per effettuare una diagnosi è necessario eseguire un esame radiografico ed ecografico del cuore.