La malattia dilatativa del proventricolo è una patologica che può colpire tutte le specie di pappagalli, con maggiore predisposizione degli Ara, dei cenerini e dei cacatua. La malattia colpisce il sistema nervoso centrale e periferico causando un’alterazione della loro funzionalità. 

L’organo colpito in maniera più evidente è il proventriglio, stomaco ghiandolare degli uccelli. Quest’ultimo va incontro ad atonia e distensione con assottigliamento delle pareti, conseguenza della compromissione di segmenti nervosi causati dall’agente eziologico. Nello specifico, l’agente non è ancora stato definito con certezza, ma si ipotizza che possa essere un virus appartenente alla famiglia Bornaviridae

I sintomi più comuni presenti presenti in corso di PDD sono letargia, debolezza, dimagrimento, vomito, riduzione della motalità gastroenterica e malassorbimento che si manifesta con presenza di semi indigeriti nelle feci. In alcuni esemplari possono essere interessanti anche altri organi come cuore ed encefalo ed in questi casi alla sintamotologia si aggiungono tremori, incoordinazione, incapacità di rimanere sul posatoio, insufficienza cardiaca o aritmie. 

La diagnosi di certezza nell’animale vivo è difficile. La PDD può essere sospettata sulla base dei sintomi clinici e dell’esame radiografico che evidenzia una distensione del proventriglio. Questi, però, non sono specifici, ma possono essere presenti anche in corso di altre patologie come infezioni fungine, infezioni batteriche, parassiti o intossicazione da metalli pesanti. La diagnosi di certezza può essere ottenuta a seguito di esame istologico post-mortem.

Il pappagallo colpito da questa patologia può andare incontro a morte per incapacità di digestione dell’alimento e per infezioni secondarie da lieviti o batteri. Non esiste una terapia specifica per questa patologia, ma si possono effettuare solo cure sintomatiche e di supporto che consistono nell’eliminazione dei semi che vengono sostituiti con estrusi, cure antinfiammatorie, cure antibiotiche o antimicotiche per far fronte alle possibili infezioni secondarie. La durata della terapia varia a seconda del caso e la remissione clinica può richiedere anche molti mesi. 

Ai fini della prevenzione è fondamentale in caso di nuove introduzioni eseguire delle visite di controllo presso un veterinario esperto in animali esotici ed effettuare un periodo di quarantena e di osservazione dei nuovi esemplari che dovranno essere introdotti.