Le tartarughe comprendono specie terrestri ed acquatiche, le prime, almeno quelle originarie delle nostre Regioni, sono erbivore, mentre quelle acquatiche, dette testuggini, sono in prevalenza carnivore.
In condizioni naturali, nei nostri climi, le tartarughe trascorrono parte della loro vita in letargo, ossia in una condizione di metabolismo ridotto in cui cessano l’attività fisica e durante la quale non si alimentano. In natura il

letargo delle tartarughe

rappresenta un adattamento protettivo nei confronti di condizioni climatiche sfavorevoli come il freddo eccessivo.
Entrambe le specie, acquatiche e terrestri, possono essere allevate “al chiuso” o “all’aperto”; questo condizionerà anche il letargo e la sua gestione. Le specie terrestri andrebbero allevate all’aperto con la possibilità di alimentarsi liberamente della vegetazione spontanea e di esporsi al sole o ripararsi all’ombra secondo le proprie esigenze. Le tartarughe, sia acquatiche che terrestri, sono eteroterme, non hanno cioè un sistema interno di regolazione della temperatura corporea, come accade per i mammiferi, ma lo fanno spostandosi dalle zone soleggiate a quelle in ombra; quando, tuttavia, le temperature si fanno eccessivamente basse, rallentano le attività vitali e cadono in letargo.
Le tartarughe acquatiche possono essere allevate in acquario o all’aperto. La prima soluzione prevede l’allestimento di una vasca terrario che consenta agli animali di trascorrere del tempo sia immerse nell’acqua che all’esterno. L’area “asciutta” deve essere dotata di lampade riscaldanti a raggi UV mentre l’acqua deve avere un’altezza di circa 10-15 cm per i piccoli e fino a 50-60 cm per gli esemplari adulti, per dar loro la possibilità di nuotare.
Quando possibile, l’allestimento di un laghetto all’aperto opportunamente recintato costituisce un’ottima soluzione.

Letargo delle tartarughe

E’ fondamentale che la tartaruga giunga al letargo in perfette condizioni di salute, in uno stato di nutrizione ottimale e che cessi di alimentarsi alcune settimane prima per svuotare completamente il canale digerente e scongiurare il pericolo che il cibo residuo possa andare incontro a fenomeni putrefattivi.
Per evitare di correre rischi fai sempre visitare le tartarughe dal veterinario prima del letargo e porta un campione di feci per sottoporlo ad esame per eseguire un trattamento antiparassitario.
Il letargo può svolgersi all’aperto o al chiuso. La prima situazione rappresenta sicuramente la condizione più naturale ma espone l’animale a maggiori rischi come un’impossibilità di controllare la temperatura esterna (che dovrebbe essere compresa tra 5 e 10 °C) e l’eventualità di aggressioni ad esempio da parte di roditori.
Il letargo delle tartarughe al chiuso dovrebbe svolgersi in un luogo riparato, buio ed aerato, come una scatola di cartone forato o una cassetta di legno rivestita di foglie secche o paglia; collocata in un luogo tranquillo e riparato e regolarmente controllata.
Le testuggini allevate in acquario, essendo mantenute a temperature costanti di circa 20-25°C non vanno spontaneamente in letargo a meno che non si scelga di abbassare gradualmente la temperatura fino a portarla al di sotto dei 10°C; durante questo periodo, che deve durare almeno 2- 3 settimane, non deve essere fornito cibo. Gli esperti sono discordi sulla necessità del letargo: alcuni, rifacendosi a quanto avviene in condizioni naturali, ritengono sia necessario, altri no giudicandolo anzi potenzialmente rischioso, soprattutto per gli esemplari più giovani.
Il risveglio dovrebbe avvenire gradualmente, esponendo la tartaruga a temperature progressivamente maggiori; l’attività fisica riprenderà quando la temperatura raggiungerà i 15°C circa.